31 Mag LA DOTTRINA DELLA SICUREZZA
La dottrina della sicurezza è difficile da far digerire.
Con l’attacco WannaCry si è riaccesa in molte menti la lampadina della sicurezza e sempre più clienti pongono l’attenzione sul backup. Questo è frutto delle innumerevoli campagne che stanno indottrinando l’utente nel prepararsi al peggio e avere come salvezza il ripristino del dato.
Ma in quanti si preoccupano di evitare di arrivare al peggio?
Per gli addetti ai lavori, sedersi ad un tavolo spiegando le motivazioni di policy molto restrittive e convincendo l’interlocutore che quella è la soluzione e non rincorrere un “ripristino”, non è impresa semplice.
Il problema nasce dalla parte consulenziale.
Ancor prima di essere amministratori IT, supporto IT e supporto alle scrivanie, bisogna porsi come consulente.
Son d’accordo che:
- non è facile farsi riconoscere economicamente questa fase
- bisogna avere la visione dell’insieme della struttura
- il cliente bisogna conoscerlo
- è fondamentale il know-how
Il cliente va indottrinato, esattamente come a scuola, non è pensabile proporli una soluzione dicendo “è così..stop”: la tesi va studiata, esposta, valutata e affrontata.
Il teorema di Weierstrass ha una dimostrazione di due pagine, ma una definizione di sole due righe.
Il consulente deve dimostrare che due righe di un preventivo corrispondono ad una dimostrazione reale:
Il criptaggio dei file aziendali comporta un fermo delle postazioni, dei server, un tempo tecnico di ripristino, un controllo di quanto ripristinato… in quanto si traduce tutto questo?
Forse una accurata riunione, interventi preventivi per arginare o evitare il problema, introduzione di strumenti professionali costano meno di un fermo di qualche giorno.
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